mercoledì 8 febbraio 2012

CLUB DEI CENTO - MARISA PROVENZANO

MARISA PROVENZANO ha scritto un nuovo romanzo : " BALIVA " pubblicato da Arduino Sacco Editore.



Recensione al libro “Baliva” di Marisa Provenzano Arduino Sacco Editore

Un romanzo particolarmente espressivo e coinvolgente “Baliva” di Marisa Provenzano, che induce a vedere nell’immigrazione una risorsa e un’occasione di crescita anche sul piano culturale. Affrontare questo argomento costituisce purtroppo una scelta di campo perché spesso il dibattito che lo caratterizza non è mai sereno, come se si trattasse di ragionare su merci e cose, non di esseri umani con speranze, aspettative, competenze, riferendosi a coloro che vengono nel nostro Paese.
Il processo narrativo ruota intorno ad una vicenda apparentemente banale e consueta:
Baliva, una bambina sfuggita alla miseria del suo paese, si trova a sbarcare sulle coste calabresi comparendo un mattino davanti alla vecchia Chiesa di Badolato “un luogo di accoglienza e d’interessi internazionali, per il cinema e per la presenza di personaggi famosi e importanti nel mondo della cultura”. Di lei non si sapeva nulla. Qui incontra lo scrittore Mario Monti che da un anno si trova a soggiornare in quel piccolo paese per ritrovare l’ispirazione, ormai affievolitasi nella sua città di Catanzaro e quindi, volendo ” trovare un luogo diverso per ricomporre i fili ingarbugliati di un’esistenza anonima”, lo sceglie come sua provvisoria residenza.
Tra i due nasce un rapporto duraturo e intenso che diventa l’ossatura del romanzo.
Mario Monti, abituato a fantasticare su tutto, essendo uno scrittore attento e prolifico, immagina che la bambina abbia fatto parte di uno di quei carichi umani che di solito “navigano per ore e ore, sotto un sole che scalda e inaridisce la pelle in uno spazio così angusto dove, tra l’insopportabile cattivo odore, i corpi sono così vicini che non ci si può muovere senza sentirsi strattonare e senza suscitare l’ira di chi è accanto.”
Ai primi segnali di interessamento da parte del professore verso la sfortunata bambina, la gente del paese reagisce, come purtroppo accade in questi casi. Vittoria, moglie del barbiere del paese così si esprime:”Siamo circondatati da gente di tutte le razze e religioni … arrivano come le cavallette ormai E’ vero non se ne può più di gente di mille colori che viene a imbrattare la città, a portare problemi, come se non bastassero i nostri! … lasciate andare, professore, sarà qui per un po’ e poi svanirà nel nulla com’è apparsa. Non bastano tutti gli stranieri che hanno occupato le case di ‘sopra’. Il lavoro manca, e ognuno bada alla propria vita. Non ci si può far carico anche dei problemi degli altri!”
Basta quest’accenno al libro , per capire subito che l’opera si inquadra nel movimento storico attuale detto “ globalizzazione dal basso”, un fenomeno contrapposto e talvolta complementare a quella promossa dalle istituzioni politiche ed economiche.
Coloro che danno vita a questo fenomeno sociale, sono interessati a migliorare non solo la situazione economica degli stranieri presenti nel nostro Paese, ma anche ad allargare i propri orizzonti culturali e religiosi, sono quindi portatori di un progetto di crescita collettiva coinvolgendo anche l’ambiente. Non si limitano insomma a dare voce ad una fascinosa “marginalità” ma, intendono concorrere alla realizzazione progressiva di una cultura ed una società realmente plurali, cavalcando le migliori opportunità offerte dalla globalizzazione, creando ponti di dialogo e di mutuo appoggio in uno spazio planetario oramai ravvicinato.
E’ quello che fa, attraverso lo strumento “libro” la Provenzano. La chiave di lettura della sua proposta, infatti è da identificare nell’obiettivo di rendere il tema dell’integrazione attraente per chi fa politica con passione civile, di servizio al bene comune. Insomma, l’emigrazione, considerata in quest’ottica, è una potente molla dello sviluppo del mondo. Venendo a contatto con una bambina di colore, ci si accorge che dietro c’è un mondo sommerso di enormi potenzialità: una miriade di persone istruite che hanno avuto il coraggio di lasciare la propria terra in condizioni durissime e sono determinate a vincere la loro sfida: quella di riuscire nel loro progetto di vita.
Fondamentalmente, l’analisi del libro sollecita innanzitutto la realizzazione di un excursus sulle condizioni di vita dei bambini di strada, che sono bambini in grave stato di abbandono la cui vita si svolge al di fuori della famiglia e di qualsiasi comunità o struttura atta ad accudirli. Vengono così chiamati in quanto la loro vita si svolge praticamente sulla strada perchè il bambino sente di avere migliori opportunità per le strade che in casa.
Il connubio Mario Monti -Baliva vuol far sapere, quanto sia importante l'affetto per la crescita di un bambino e quanto è semplice rendere migliore il mondo dando valore ad un bambino. In definitiva, con il nostro aiuto, tanti piccoli abbandonati possono riuscire a guardare con fiducia al loro futuro.
Il dibattito che il libro sollecita su tale tema, può essere occasione per farci accorgere che la società italiana ha ancora larghe zone di terreno fertile per soddisfare l’ambizione di unire persone e gruppi provenienti da storie culturali e politiche diverse e quindi l’obiettivo di valorizzare il pluralismo culturale al suo interno. L’Italia, in verità, non si è mai dotata di una politica organica in grado di gestire il fenomeno globale, tuttavia esistono delle strutture a livello locale che hanno fatto fiorire inserimenti socio-lavorativi per gli adulti ed educativi per l’infanzia, di notevole spessore.
Anche nella Calabria ridente e accogliente non dovrebbe essere difficile il confronto con gli amministratori locali per elaborare proposte, discutere e agire in proposito. Se le istituzioni avranno nella propria forma organizzativa porte aperte e canali larghi agli apporti di tutte le donne e gli uomini, di tutte le associazioni e i movimenti che sentono di condividere i valori e gli obiettivi che sono a fondamento del processo di globalizzazione che ormai è realtà, sarà possibile promuovere politiche di inclusione, realizzare le condizioni per legami sociali veri, trovando convergenze tra più attori, facendo fruttare così al meglio le poche risorse economiche disponibili nei servizi pubblici.
Nel costruire percorsi di integrazione per gli stranieri, oltre che agevolare i diritti di cittadinanza, casa, lavoro, salute, occorre incentivare e moltiplicare le figure di mediatori culturali che parlino le lingue più diffuse e che facilitino loro l’accesso alle strutture, ai servizi, a tutela dell’infanzia.
A conclusione si può ben dire, apportando una metafora, che da una goccia ( l’analisi del libro) si può affrontare il mare.

Livia De Pietro

Nessun commento:

Posta un commento